Nuova area per le feste nella ex casa parrocchiale
(ma guai a chiamarla così.
Ufficialmente sarà un’area ‘ricreativa’ con annessa cucina industriale che servirà all’evangelizzazione dei commensali)
Da qualche settimana, la parrocchia di Cavallasca, ha dato il via a ingenti lavori di ristrutturazione dell’ex casa parrocchiale (foto), abbandonata a se stessa da tempo, con lo scopo di farne un nuovo oratorio con una grande sala, atta ad accogliere le feste.
Cene, feste di battesimo, di cresima, di prima comunione, ed anche feste private, come per esempio i matrimoni, gli addii al celibato, le ricorrenze, i compleanni, gli anniversari.
Ora, stavolta qualche puntualizzazione vorremmo farla, anche se non si tratta di cose che riguardano i fondi comunali, (come nel caso della scuola materna), frutto delle tasse pagate dai cittadini, ma di opere messe in piedi grazie alle offerte dei parrocchiani.
Offerte libere date in perfetta libertà di coscienza.
Ora, su cosa abbiamo da discernere?
Sulla questione, in verità di interesse nazionale, da cui questo fatto locale ci dà spunto per entrare nel tema, che la chiesa (cioè il Vaticano) non è tenuta a pagare tasse su moltissimi dei propri fabbricati che mette a reddito, sul fatto che nel momento in cui una parrocchia decida di affittare uno spazio ad un costo arbitrario da lei deciso, non è tenuta a pagarci sopra le tasse, e quindi a dichiararlo, come invece fanno tutti gli altri esercizi che, invece, le tasse le pagano. Eccome se le pagano!
Provi un cittadino che ha un capannone dismesso ad usarlo per affittarlo a privati per farci le feste … arrivano tutti a chiedere soldi, Stato, Comune e la SIAE, nel caso in cui vi venisse fatto cantare o suonare qualcuno, ed è tenuto a rilasciare ricevuta ed immettere la voce nella dichiarazione dei redditi.
Quindi crediamo che se la chiesa intende adibire i nuovi spazi per feste private a pagamento, quindi a finalizzare i lavori di ristrutturazione ad un reddito, dovrà anch’essa pagarci le tasse sopra come tutti i comuni mortali, senza godere di un privilegio fiscale che non ha più motivo di esistere.
Riteniamo quindi che la parrocchia sia libera di fare ciò che vuole, ma se intende creare un’area in grado di attirare centinaia di persone per eventi che esulano dall’ambito religioso, ma entrano nella sfera dell’intrattenimento e della ristorazione, allora dovrebbe anche pensare di realizzare un parcheggio accessorio per coloro i quali usufruiranno dell’area, senza andare a saturare quelli che già esistono nei dintorni e che sono stati pensati e realizzati per altro scopo, facendo concorrenza sleale ai ristoranti e alle pizzerie che operano nella zona e che sono anch’essi attrezzati per tale fine.
200 persone? Allora che si obblighi la parrocchia a realizzare sul proprio terreno almeno 60 / 70 posti auto.
Questo farebbe una buona amministrazione.
Questo dice il buon senso.
vittorio belluso


5 Commenti
Carlo
A essere precisi l’esenzione IMU spetta nei caso sotto riportato:
“Immobili utilizzati dagli enti che non hanno per oggetto esclusivo o
principale l’esercizio di attività commerciali, destinati esclusivamente
allo svolgimento con modalità non commerciali di attività
assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,
culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione o
culto, fatta eccezione per gli immobili posseduti dai partiti politici;
in caso di attività “mista”, l’esenzione si applica solo alla frazione
dell’unità immobiliare nella quale si svolge l’attività di natura non
commerciale;”
Quindi non è assoluta come sostieni e se hai le prove che la Parrocchia gestisce attività commerciale questa dovrà pagare lIMU sulla porzione di immobile usata a fini commerciali. Se però riceve offerte o se organizza pranzi a fini istituzionali questa non è attività commerciale.
vittorio belluso
Appunto! La parrocchia fa concorrenza sleale ai ristoranti della zona in virtù di un privilegio fiscale che non dovrebbe esistere.
I pranzi e le cene cosa sono?
Per me sono iniziative commerciali che portano soldi nelle casse parrocchiali e sulla quale la chiesa non paga tasse, a differenza di tutti gli altri.
Carlo
Gli eventi di beneficienza effettuati con personale volontario e con lo scopo di raccolta fondi per le attività istituzionali non sono attività commerciale giuridicamente. Conosco enti religiosi che fanno attività alberghiera e ristorativa a pagamento e quegli immobili sono soggetti ad IMU. Non è che la tua sia una presa di posizione a prescindere ?
vittorio belluso
Per me lo sono. Il negarlo è solo ipocrisia. Si tratta di concorrenza sleale. Chiamiamo le cose col loro vero nome.
Prova a metterti nei panni di chi, a Cavallasca, rischiando del proprio ha aperto o sta per aprire un ristorante. Come pensi che prenderà la notizia che il parroco grazie al volontariato e al regime defiscalizzato organizzerà pranzi di matrimonio per 150 persone a prezzi stracciati? Ti sembra giusto? A me no.
vittorio belluso
... e su La Provincia di oggi scopro che il Comune ha erogato alla parrocchia 20 mila euro di soldi pubblici per le sue attività commerciali, visto che di attività commerciali si sta parlando, sia pure in forma larvata.
Ciò mi conferma una volta di più quanto sia impreparata l'opinione pubblica di buona parte del paese, la cui vita si svolge quasi unicamente attorno alle attività della chiesa, vista quindi come una specie di ente del turismo o, più semplicemente, una pro loco che organizza fuochi artificiali, lotterie e cene conviviali.
Possibile che solo io mi indigni per il fatto che il comune sovvenzioni a fondo perduto la parrocchia per attività che con la religione c'entrano come i cavoli a merenda?